I pipistrelli non costruiscono nidi o scavano tane per rifugiarsi, ma scelgono dei luoghi indisturbati che possano proteggerli dai predatori e dagli agenti esterni (pioggia, vento, ecc.). Le caratteristiche dei rifugi scelti dipendono dalla specie e dal periodo dell’anno. Gli ambienti naturali che sono scelti dai pipistrelli sono tre: le grotte, gli alberi e le pareti rocciose.
Le diverse specie si sono poi adattate a sfruttare anche gli ambienti creati dall’uomo, dove cercano caratteristiche simili a quelle naturali. Siti sotterranei artificiali come miniere, ghiacciaie e cantine; edifici come case, fienili, ponti e darsene; altre costruzioni come ad esempio i ponti; cassette nido per pipistrelli (chiamate bat box). Ciascuna specie è maggiormente legata ad uno di questi ambienti, sia naturali che artificiali, ma può utilizzarne diversi in base alla stagione, al sesso e alla latitudine.
I rifugi invernali sono utilizzati dai pipistrelli per l’ibernazione. Devono quindi avere temperature fresche e quasi costanti durante tutta la stagione fredda, per evitare il congelamento e sbalzi di temperature che potrebbero indurli al risveglio, con conseguente spreco di energia. Ideali durante questo periodo sono gli ambienti sotterranei come le grotte o le miniere. Più ci si addentra in una grotta o più si va in profondità sotto terra, più la temperatura resta fresca, costante e indipendente da quella esterna. Oltre a questo particolare, le grotte sono molto umide, caratteristica importante per i pipistrelli in svernamento, che tendono a disidratarsi.
Figura 1 – Rinolofo minore in svernamento in una grotta
Mentre nel corso dell’inverno i pipistrelli dei due sessi hanno le stesse esigenze in termini di rifugio, durante la buona stagione le femmine hanno necessità particolari legate al parto e all’allevamento dei piccoli. In questo periodo formano le nursery in rifugi molto caldi e tranquilli, dove possono crescere i nuovi nati utilizzando tutte le energie per lo sviluppo del feto e per la produzione del latte e non per tenere alta la loro temperatura corporea. I rifugi caldi consentono ai piccoli di crescere più velocemente e di mantenere una temperatura elevata anche durante la notte, quando le madri sono fuori in caccia.
I maschi, durante l’estate, si rifugiano invece in luoghi freschi, dove durante il giorno possono entrare in uno stato di torpore simile a quello dell’inverno. Mantenendo bassa la temperatura del corpo possono così abbassare il loro metabolismo e risparmiare energia, che verrà usata per accumulare grasso e prepararsi al momento della riproduzione.
Sia durante l’estate che in inverno, ciascuna specie sceglie il proprio rifugio nelle diverse tipologie ambientali (ambienti sotterranei, edifici e costruzioni, alberi, pareti rocciose, cassette nido), sfruttando però strutture diverse. Alcune specie amano gli spazi stretti e si rifugiano in fessure, e sono per questo chiamate fessuricole. Si possono trovare quindi in pareti rocciose, negli alberi, e in tutte le parti degli edifici e delle costruzioni dove trovano ambienti stretti: le fessure tra pietre nei ponti, lo spazio tra le tegole e il tetto, quello dietro le persiane aperte, il cassettone delle tapparelle avvolgibili, le crepe dei muri, ecc. È sufficiente un’apertura di 2 cm perché un pipistrello fessuricolo possa colonizzare uno spazio; queste specie sono quindi molto difficili da vedere quando si trovano nel loro rifugio.
All’opposto si trovano invece le specie che amano gli spazi ampi. Questi animali si rifugiano nelle grotte e in stanze di edifici indisturbati o abbandonati (es. sottotetti delle chiese, ruderi, cascine), dove sono liberamente appesi al soffitto e, quindi, ben visibili.
Gli spostamenti tra rifugi estivi e invernali implicano spesso dei movimenti considerevoli, anche se, a volte, i due rifugi si trovano nello stesso luogo (ad esempio all’entrata di una grotta e nelle sue gallerie profonde), o in diversi locali dello stesso edificio. Ad esempio, alcuni serotini e i Rinolofidi si spostano spesso solo dalla soffitta alla cantina di uno stesso edificio. Queste specie, chiamate sedentarie, compiono spostamenti in media tra i 20 e i 50 km.
Al contrario, alcuni pipistrelli affrontano lunghi viaggi per spostarsi dai rifugi invernali a quelli estivi. In tarda estate – inizio autunno, infatti, il pipistrello di Nathusius (Pipistrellus nathusii) e le nottole (genere Nyctalus) compiono un faticoso spostamento verso sud di oltre 1500 km per raggiungere i rifugi invernali. Queste specie migratrici trascorrono l’estate nei paesi del Nord Europa (Finlandia, Polonia, Germania orientale) per poi volare verso le aree di svernamento in Francia, Svizzera e nelle aree mediterranee, seguendo una rotta precisa. In primavera, queste specie percorrono la stessa rotta in direzione inversa.
Tra questi due estremi ci sono i migratori a corto raggio, come il vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii) e il vespertilio maggiore (Myotis myotis). Questi animali coprono distanze non superiori ai 250 km, senza seguire una vera e propria rotta.
Le migrazioni dei pipistrelli sono state studiate a lungo con la tecnica dell’inanellamento, ma ad oggi non è ancora del tutto chiaro come facciano questi animali ad orientarsi durante i loro lunghi viaggi. Quello che è noto, è che possono tracciare una mappa dei loro spostamenti usando le sorgenti di luce o degli elementi facilmente identificabili a vista sul territorio, come i grandi fiumi. Recentemente è stata poi proposta una teoria secondo la quale questi animali si orientano anche usando il campo magnetico terrestre.