4 Novembre 2021 ore 17.00
piattaforma webex link https://unito.webex.com/unito/j.php?MTID=m98d8c784b22c8012577fa687df5407e6
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Indri indri, il più grosso lemure vivente, abita le foreste montane dell’est del Madagascar. Nonostante questo animale sia tra le specie più famose della grande isola rossa, la sua sopravvivenza è fortemente a rischio a causa della deforestazione, della frammentazione dell’habitat e della caccia illegale. Purtroppo, ad oggi, i tentativi di istituire delle popolazioni ex situ sono falliti. L’Università di Torino, insieme a diversi partner, da anni lavora per sua la salvaguardia attraverso progetti di ricerca e conservazione, affinché si possa arrivare finalmente ad un equilibrio tra l’impatto umano, sempre più forte sulle risorse naturali, e le necessità ecologiche di questa specie. Perché fare ricerca su indri? Perché questi affascinanti animali comunicano tra loro in modi alquanto peculiari, anche cantando. Ogni mattina, nella densa foresta pluviale, si alza dalle colline il loro canto, che spesso è stato definito come un lamento o un pianto. Infatti, un’antica leggenda malgascia dice che l’indri, chiamato babakoto, sarebbe il nostro antenato, e noi non saremmo altro che i suoi figli, trasformati in esseri umani dopo aver abbandonato la foresta. Da quel giorno, dice la leggenda, gli indri piangono ogni mattina i loro figli andati via. Anni di studi ci hanno permesso di decifrare, almeno in parte, il significato nascosto di quei potenti lamenti, talmente potenti da poter essere uditi da diversi chilometri di distanza. Durante questo evento racconteremo delle più recenti scoperte sulla vita e la comunicazione di questi affascinanti animali, e soprattutto sulla recente rivelazione che questi nostri lontani parenti ci assomiglino più di quanto prima immaginassimo. Condividono infatti con noi alcune capacità musicali, e in particolare il senso del ritmo. Anche se nei mammiferi questa è una caratteristica rara, l’indagine di queste abilità in altre specie ci può permettere di capire come e perché le capacità ritmiche si sono evolute negli umani.
a cura di: Chiara De Gregorio, Post-Doc presso l’Università di Torino
per informazioni rivolgersi a: chiara.degregorio@unito.it