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| 20 Luglio 2017

Impatto e gestione dei piccoli mammiferi

 

Le specie di piccoli mammiferi che presentano un impatto significativo sulle attività umane o sugli ecosistemi appartengono quasi tutte all’ordine dei roditori, con la sola eccezione delle talpe, appartenenti invece all’ordine dei soricomorfi. I roditori annoverano, tra i vertebrati, le specie di gran lunga più importanti dal punto di vista gestionale in numerosi contesti. La loro importanza spazia dalle attività agricole, zootecniche e selvicolturali agli ambienti urbani e ai contesti industriali, fino agli ecosistemi naturali, dove possono causare impatti significativi alla cenosi native. Tuttavia, a dispetto del fatto che essi annoverano oltre 2000 specie, costituendo così l’ordine più numeroso tra i mammiferi, solo una frazione assai ridotta di esse causa  impatti significativi.

 

Agricoltura, zootecnia, selvicoltura

Nel corso dei millenni l’uomo ha sempre combattuto contro i danni arrecati dai roditori alle colture, talvolta così ingenti da inficiare l’intero raccolto. Fino al XIX secolo si registravano in Europa periodiche carestie dovute ad esplosioni demografiche dei roditori, soprattutto arvicole, che compromettevano i raccolti di patate e cereali. Oggi, nei paesi occidentali i roditori non sono più in grado di incidere significativamente sui raccolti, ma possono comunque arrecare perdite economiche talvolta assai rilevanti a colture in pieno campo, in serra e nei frutteti. Nei paesi meno sviluppati dal punto di vista economico, tali specie, possono ancor oggi determinare notevoli impatti sulle produzioni agricole, con conseguenze sulle disponibilità alimentari delle popolazioni rurali. I roditori rivestono tutt’oggi notevole importanza anche in ambito zootecnico, con particolar riguardo al settore intensivo, poiché portatori di infezioni, più o meno gravi e trasmissibili agli animali domestici. Infine, i roditori possono talvolta presentare un impatto notevole anche nelle attività selvicolturali, depredando le semine forestali o danneggiando le piantagioni realizzate per la rinnovazione artificiale del bosco.

 

Impatto sulla biodiversità

I piccoli mammiferi hanno una distribuzione cosmopolita e sono presenti in tutti gli ecosistemi terrestri, dalle zone aperte alle foreste, dalle acque interne fino all’alta montagna, con diverse specie, spesso poco conosciute anche a un pubblico specialistico. Tuttavia, la presenza di specie al di fuori dell’areale originario può causare notevoli impatti sulla biodiversità, alterando gli equilibri presenti negli ambienti naturali e minacciando le specie autoctone.

In Italia sono presenti 31 specie di roditori, 8 delle quali alloctone: il Topo domestico e il Ratto nero, risultato di paleointroduzioni, il Ratto grigio, l’Ondatra, la Nutria, lo Scoiattolo variabile, il Tamia siberiano e lo Scoiattolo grigio dovuti a introduzioni più recenti.  Di questi il Topo domestico, il Ratto nero, la Nutria e lo Scoiattolo grigio sono inserite dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura in una lista di 100 specie aliene tra quelle più invasive, a causa degli impatti devastanti che possono avere sulle cenosi native.

 

Impatto sulla salute umana

I roditori nel corso della storia sono stati tra i vertebrati più dannosi per la salute umana, essendo in molti casi i serbatoi o gli ospiti secondari di numerose zoonosi (malattie trasmissibili dai vertebrati all’uomo).

Un esempio significativo di malattia trasmessa dai roditori  causa delle più influenti epidemie  a livello mondiale tra il XIV e il XV secolo, è la peste o “morte nera”, trasmessa all’uomo dalle punture di pulci infette dal batterio Yersinia pestis contratte su individui di ratto nero. Altri  esempi di zoonosi batteriche e virali tutt’ora diffuse sono la leptospirosi, la salmonellosi, l’Encefalite Virale da zecche (TBE) e la Borreliosi di Lyme. Le ultime due sono tra le più importanti malattie europee trasmesse da zecche, mantenute dai  serbatoi spesso rappresentati da  roditori, quali  i topi selvatici del genere Apodemus, l’arvicola rossastra, il ratto delle chiaviche, il ghiro e il quercino.

La trasmissione di tali infezioni alla popolazione umana può avvenire per inoculazione, nel caso di zecche e pulci, ingestione, inalazione, contatto diretto o indiretto (contaminazione di alimenti e bevande) con feci e urina.

La diagnosi preventiva e il controllo efficace delle zoonosi sono tuttora difficili da attuare soprattutto nei paesi del Terzo mondo, dove sono maggiormente diffuse a causa delle precarie condizioni igieniche. Ad oggi anche per i paesi più sviluppati le zoonosi rappresentano un importante problema di salute pubblica con conseguenze economiche rilevanti per gli impatti già ricordati sulla zootecnia. Particolarmente degna di nota è l’emergenza di alcune zoonosi (Hantavirus, Borreliosi) di cui i roditori fungono tra le principali specie serbatoio e che risultano influenzati da fattori come il mutamento delle condizioni climatiche e la trasformazione di ambienti naturali (urbanizzazione, ecc.) che possono creare condizioni favorevoli anche alla riproduzione dei vettori responsabili.

 

Problematiche inerenti le attività di controllo

Tutte queste implicazioni negative connesse con la presenza dei roditori fanno sì che spesso vi sia l’esigenza di arginarne i danni, con mezzi di controllo diretti o indiretti. Le attività di controllo vengono assai spesso condotte tramite l’uso di rodenticidi. La mancanza di selettività di tali sostanze pone il problema dell’impatto sulle specie non bersaglio, sia di quelle che accidentalmente si nutrono dei rodenticidi (avvelenamento primario), sia dei predatori che, nutrendosi di roditori che hanno assunto il principio attivo, possono a loro volta rimanere intossicati (avvelenamento secondario). Altra problematica strettamente connessa all’uso degli anticoagulanti è quella della resistenza, ossia una diminuzione dell’efficacia di uno o più principi attivi nei confronti di una popolazione. Recenti studi hanno permesso di comprendere meglio le basi genetiche della resistenza agli anticoagulanti, aprendo così la possibilità allo screening delle popolazioni di roditori prima dell’intervento di controllo tramite l’uso di anticoagulanti. Uno screening preliminare potrebbe permettere quindi di focalizzare meglio la tipologia di intervento (dosaggio ottimale, tipologia di anticoagulante), garantendo una maggior efficacia dell’intervento e un minor impatto sull’ambiente.

Tra le tecniche alternative vi sono l’uso di trappole e di repellenti, questi ultimi in genere poco efficaci nel tenere lontani i roditori. L’uso di contraccettivi, sebbene sperimentato a più riprese, non ha fino a oggi offerto risultati soddisfacenti.

Per il controllo dei roditori esistono problemi legislativi, dal momento che non sempre è possibile controllare le specie che presentano un impatto significativo, soprattutto nel caso di Nutria e Scoiattolo grigio, che risultano protette dalla legge italiana. Anche il controllo dei roditori sinantropici, seppure non protetti dalla legge, è soggetto a restrizioni circa le modalità di utilizzo dei prodotti rodenticidi. Infine, non vanno dimenticati gli ingenti costi economici sostenuti per arginare i danni dei roditori, sia nell’ambito delle aree urbane e delle attività agricole e industriali, sia per l’implementazione di piani per l’eradicazione o il contenimento di specie alloctone.

Associazione Teriologica Italiana Onlus
Dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin"
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