È difficile pensare ad un gruppo di animali più innocuo dei pipistrelli. Animali tanto riservati e discreti quanto affascinanti ed eccezionali.
Unici mammiferi capaci di volo attivo, abile e preciso, sono in grado di evitare accuratamente uno scontro con un essere umano, non avendo alcun interesse ad attaccarsi ai vostri capelli. Questa è infatti una delle tante leggende che si sono diffuse sui pipistrelli a causa della cattiva informazione e della loro elusività, che li rende ai nostri occhi animali oscuri e misteriosi.
Non sono ciechi, hanno ben poco a che vedere con i topi e chiaramente non portano sfortuna. Ma soprattutto non sono pericolosi per l’uomo. Spesso si ha paura di quello che non si conosce e la paura ha origine in vecchi racconti e leggende, che, sfortunatamente, vengono puntualmente rinnovati da un’informazione superficiale e a caccia di notizie.
Ecco dunque che per regalare a questi utili animali una pacifica e collaborativa convivenza con l’uomo occorre innanzitutto basarsi su informazioni corrette… e sfatare qualche mito!
Di seguito le risposte ad alcune domande frequenti sui pipistrelli e la loro pericolosità per l’uomo a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e del Gruppo italiano ricerca chirotteri (GIRC).
È vero, tutti i pipistrelli in Italia ed in Europa sono protetti. Il motivo? Perché i pipistrelli sono un patrimonio comune da tutelare.
In Italia i pipistrelli sono tutti insettivori e sono i primi consumatori di insetti notturni (ciascun individuo arriva a consumare una quantità di insetti pari al suo peso, per notte), tra cui un elevato numero di insetti dannosi alle coltivazioni agricole.
La loro importanza ha quindi anche un risvolto economico: riducendo il numero di insetti nocivi per le coltivazioni è possibile utilizzare meno fitofarmaci, con un risparmio per gli agricoltori e un guadagno per la salute di tutti.
I chirotteri, nome scientifico dei pipistrelli, sono in declino su scala mondiale, e anche in Europa si registra dagli anni ‘60 una notevole riduzione delle popolazioni di molte specie, sebbene negli ultimi anni si assista in alcuni casi a dei miglioramenti.Il declino delle popolazioni è la risposta ad una serie di stress ambientali, molti dei quali sono indotti dalle attività dell’uomo, come il disboscamento, il degrado degli habitat e la distruzione dei rifugi.
L’Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di specie di chirotteri (35 specie) e di queste ben 22 sono minacciate di estinzione. Il nostro paese è parte contraente dell’accordo sulla conservazione delle popolazioni di chirotteri europei (UNEP/EUROBATS) e si assume obblighi particolari per la salvaguardia dei pipistrelli e dei loro habitat. Nell’accordo è sottolineata l’importanza del monitoraggio e della tutela delle aree di foraggiamento e dei siti di rifugio (grotte, cavità artificiali, alberi cavi, edifici).
I pipistrelli sono ottimi bioindicatori, ossia la loro presenza è indice di una “buona salute” dell’ambiente. L’elevato numero di specie, la varietà ecologica e funzionale e la loro ampia distribuzione geografica li rendono infatti particolarmente adatti ad essere degli indicatori di qualità ambientale. Si possono muovere su lunghe distanze, si spostano stagionalmente da rifugi invernali a rifugi estivi e possono rispondere rapidamente ai cambiamenti dei loro habitat. Per questi motivi sono sensibili agli effetti delle attività umane sull’ambiente, che determinano spesso la riduzione delle prede, degli habitat disponibili, e a volte portano fenomeni di bioaccumulo a causa dell’uso massivo di pesticidi. Mangiando un grande numero di insetti i pipistrelli accumulano infatti nel corpo diverse sostanze chimiche utilizzate in agricoltura (e non solo) e sono potenzialmente in grado di manifestare le conseguenze dei pesticidi ancor prima che si manifestino negli insetti.
Assolutamente no. È normale e frequente che alcune specie di chirotteri vivano in prossimità delle persone (es. in edifici), infatti i pipistrelli si adattano a numerose tipologie di rifugi, come le grotte e le fessure rocciose, le cavità degli alberi, le intercapedini degli edifici e di altre strutture di origine antropica.
Molto importanti sono i rifugi estivi dove si formano delle colonie di sole femmine dette “nursery”, nelle quali vengono partoriti, allattati e allevati i cuccioli (generalmente un cucciolo per ogni femmina). Per proteggerli durante questo delicato periodo è molto importante tutelare gli ambienti frequentati dai pipistrelli e fare in modo che questi animali possano vivere indisturbati. Aiutarli e convivere con loro pacificamente significa aiutare il nostro ecosistema.
Se per puro caso un pipistrello dovesse per errore entrare in casa, basterà spegnere la luce, lasciare aperta la finestra e chiudere la porta della stanza uscendo, consentendo al pipistrello impaurito di avviarsi verso l’uscita. Molto spesso si tratta di giovani individui alle prime esperienze di volo che per una manovra sbagliata si ritrovano loro malgrado all’interno di una stanza abitata, ma non chiedono altro di poter uscire indenni per tornare al proprio rifugio o a cacciare insetti nella notte.
Nel mondo esistono almeno 1.376 specie di pipistrelli, in Europa sono 53 e di queste ben 35 sono in Italia.
No. Nessuna epidemia è stata mai causata dalla trasmissione diretta di un patogeno dal pipistrello all’uomo, che rimane un’evenienza rara e quasi sempre isolata. Tutte le epidemie sono invece causate dalla trasmissione particolarmente elevata di un patogeno da uomo a uomo. Tuttavia, negli ultimi decenni è sempre più evidente che la maggior parte delle cosiddette malattie emergenti hanno un’origine più o meno recente nella fauna selvatica. In questo contesto, che i pipistrelli vengano spesso citati come lontani parenti di alcune malattie deriva dal semplice fatto che rappresentano circa il 20% delle specie di mammiferi esistenti; ma questo dato non deve necessariamente destare preoccupazione, non indicando esso di fatto un maggiore rischio proveniente dal contatto con un pipistrello rispetto ad altri animali selvatici.
Sì e no. Poiché i pipistrelli rappresentano una grande fetta della diversità di mammiferi è piuttosto comprensibile come, nel complesso, siano associati ad un numero elevato di virus. Tuttavia, la credenza secondo cui ogni pipistrello porta una grande varietà di malattie è falsa, e dipende dal fatto che molte persone tendono a generalizzare informazioni riguardanti specie di pipistrelli anche molto lontane tra di loro in termini di evoluzione, diffusione, comportamento e alimentazione. Invece è ormai risaputo che molti virus tendono ad attaccare una o poche specie animali tra loro correlate evolutivamente o ecologicamente, non tutte quelle appartenenti a un unico ordine di mammiferi.
Studiare i virus della fauna selvatica, specialmente in gruppi diversificati come i pipistrelli, è utile per capire meglio i meccanismi complessi che portano alla comparsa di malattie negli animali e nell’uomo. In particolare, è interessante sapere come spesso siano i fattori umani di disturbo ambientale (es. deforestazione e urbanizzazione) a rompere l’equilibrio che garantisce la circolazione pacifica dei virus solo nei loro ospiti naturali, poiché causano: 1) cambiamenti nelle dinamiche all’interno delle popolazioni di animali selvatici; 2) alterazioni del rapporto esistente tra specie diverse; 3) un drastico aumento del livello di contatto con l’uomo. In questo contesto proteggere i pipistrelli, e più in generale i nostri ecosistemi, è un fattore critico nella prevenzione di nuove epidemie.
Nonostante la notevole frequenza e variabilità di virus a loro associati, i virus che circolano nelle popolazioni di pipistrelli, salvo rare eccezioni, non corrispondono a quelli che causano infezione all’uomo, ma ne rappresentano gli antenati più o meno vicini. Inoltre, fatta eccezione per i lyssavirus, nessuno di questi virus trasmissibili dai chirotteri all’uomo è presente nei pipistrelli europei, per cui il rischio reale di prendere malattie esotiche a seguito di un contatto è estremamente basso. Ovviamente, qualora si venisse a contatto con feci e/o urine di pipistrello è sempre opportuno lavarsi le mani con acqua e sapone, seguendo norme igieniche che valgono in tutte le situazioni analoghe, indipendentemente dalla specie animale.
Il virus della rabbia classica è presente in alcune specie di pipistrello nelle Americhe, dove i casi umani rimangono tuttavia legati per lo più alla trasmissione del virus da parte di altre specie selvatiche come, ad esempio, il procione. In Europa, come in altre parti del mondo, i chirotteri possono invece essere portatori di virus “rabbia-correlati”, i lyssavirus. Sebbene potenzialmente in grado di causare una sintomatologia simile alla rabbia, le infezioni nell’uomo o in altri animali sono sporadiche. Inoltre, la malattia viene trasmessa dai pipistrelli tramite morso, pertanto non ci sono rischi per le persone se non si toccano i pipistrelli.
Sebbene non sia ancora stata notificata la presenza di lyssavirus nei pipistrelli italiani, vi è evidenza di anticorpi specifici in diverse specie di pipistrelli e in diverse regioni. Pertanto è opportuno non toccare i pipistrelli in stato di difficoltà ma contattare invece un esperto. Nel caso invece, per qualunque motivo, si decida di manipolare un pipistrello, è molto importante evitare i morsi indossando dei guanti a prova di morso.
I lyssavirus causano nell’uomo una malattia neurologica sempre mortale dalla comparsa dei sintomi. A differenza di molti altri virus, questi sono in grado di causare malattia, morte e fenomeni epidemici anche nei pipistrelli. La segnalazione al Servizio Sanitario Nazionale di pipistrelli morti o con sintomi neurologici come tremori e incapacità di volo è quindi molto importante per monitorare la situazione epidemiologica di questi virus in Italia. Ciò consente di valutare il rischio presente per l’uomo e per i chirotteri.
Il rischio di contrarre l’infezione da lyssavirus è molto basso per le persone, perché il numero di animali in grado di trasmettere la malattia è estremamente limitato e la trasmissione avviene essenzialmente tramite morso. Inoltre, la malattia è prevenibile tramite una vaccinazione specifica, che risulta efficace anche dopo il contatto in veste di trattamento post-esposizione.
Alcune semplici procedure permettono inoltre di annullare il rischio già molto basso di poter contrarre tali infezioni:
In caso di necessità, curiosità o dubbi sui pipistrelli è possibile rivolgersi al Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri (GIRC). Per segnalare chirotteri morti o con sintomatologia sospetta, e per maggiori dettagli sulle malattie infettive, è possibile rivolgersi invece agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IIZZSS) presenti sul territorio. Tuttavia, il GIRC rimane a disposizione per supportare eventuali fasi di recupero di soggetti in difficoltà.