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| 20 Luglio 2017

Sistematica ed evoluzione dei piccoli mammiferi

 

Cenni di sistematica e tassonomia

Convenzionalmente vengono incluse tra i micromammiferi specie appartenenti agli ordini dei roditori, dei soricomorfi e degli erinaceomorfi. Tuttavia, da un punto di vista filogenetico i piccoli mammiferi non rappresentano un’entità naturale poiché questi tre ordini sono tra loro evolutivamente molto distanti.

L’ordine dei roditori, al cui interno troviamo numerosi micromammiferi fra cui topi, ratti, arvicole, gliridi e scoiattoli, è il più grande ordine di mammiferi viventi costituito da circa 2300 specie che rappresentano approssimativamente il 42% della biodiveristà mondiale dei mammiferi (Wilson & Reeder, 2005). Quest’ordine è filogeneticamente affine all’ordine dei lagomorfi (lepri e conigli) e incluso nel superordine Euarchontoglires insieme a primati e tupaie.

Gli ordini degli erinaceomorfi (in Europa rappresentato dai soli ricci) e dei soricomorfi (toporagni, crocidure e talpe) erano fino a pochi anni fa inclusi entrambi nell’ordine degli insettivori (insieme agli afrosoricidi), mentre oggi, sulla base di evidenze morfologiche, paleontologiche e genetiche, sono considerati due ordini distinti. I soricomorfi e gli erinaceomorfi sono entrambi inclusi nel superordine Laurasiatheria insieme a pipistrelli, cetacei, ungulati e carnivori.

 

I piccoli mammiferi in Italia: origine ed evoluzione

A parte alcune specie, come il topo domestico e i ratti arrivati in Italia in tempi storici grazie al trasporto dell’uomo, la maggior parte delle specie di micromammiferi attualmente presenti in Italia è di origine pleistocenica ed è giunta nella penisola seguendo rotte migratorie strettamente correlate con le oscillazioni climatiche del quaternario.

Attualmente i piccoli mammiferi della penisola italiana sono rappresentati da circa 46 specie diffuse in diverse tipologie di habitat con caratteristiche ecologiche molto differenti. L’Italia annovera alcune specie endemiche come Talpa romana, Sorex samniticus, Crocidura sicula e Microtus brachycercus,  e alcuni endemismi insulari al livello sottospecifico come ad esempio le popolazioni sarde di quercino (Elyomys quercinus sardus) e ghiro (Glis glis melonii). Inoltre, studi recenti hanno messo in evidenza un’elevata diversità delle popolazioni italiane appartenenti a varie specie, fra cui lo scoiattolo e l’arvicola rossastra, e non è escluso che queste possano rappresentare sottospecie differenti.

I piccoli mammiferi, e in particolare i roditori, durante la loro storia evolutiva sono andati incontro a una enorme radiazione adattativa che ha favorito la formazione di un ampio numero di specie caratterizzate da morfologie ed ecologie estremamente differenziate. Quest’elevata variabilità ha reso i piccoli mammiferi un eccellente modello di studio della microevoluzione e ad oggi sono numerosissimi gli studi mirati a comprenderne i pattern di variazione morfologica e i livelli di differenziazione genetica inter e intraspecifici. In particolare negli ultimi anni, studi filogenetici e filogeografici hanno permesso di comprendere meglio l’effetto dei cambianti climatici pleistocenici sulla distribuzione e differenziazione dei piccoli mammiferi in Europa e il ruolo della penisola Italiana come area di rifugio e differenziazione, sia genetica che morfologica. L’Italia, insieme alle penisole iberica e balcanica, è oggi per i micromammiferi un’area caratterizzata da un elevato livello di endemismo e di diversità che ancora deve essere completamente descritta.

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